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Struttura del Corso Professionale

Il Corso Professionale dell’Istituto di Consulenza Filosofica si articolerà in due anni su undici tematiche, affrontate parte attraverso mezzi telematici (piattaforma di formazione elettronica, videoconferenze), parte in presenza (incontri di fine settimana a Firenze e un seminario residenziale di più giorni). Il lavoro su ciascuna tematica verrà arricchito di esempi pratici tratti dall’esperienza professionale del docente e, in alcuni casi, dalla letteratura specialistica relativa alla consulenza filosofica. Negli incontri in persona verranno inoltre effettuate consulenze dimostrative e sperimentazioni di consulenza (seguendo una procedura sperimentata).

Il lavoro formativo va comunque pensato fondamentalmente individuale: la parte condotta in aula (reale e virtuale) ha il solo scopo di arricchire l’esperienza personale di studio e comprensione della pratica, nonché di effettuare attività che richiedono collaborazione. Tuttavia non sono né l’aula, né il gruppo a costituire il momento centrale della formazione, bensì il processo personale che ciascun discente metterà in atto, relativamente al quale il principale referente è il docente. Questi non va inteso come un “maestro”, bensì come un professionista che, mettendo a disposizione la propria esperienza, aiuta il discente a individuare il modo per lui migliore di svolgere l’attività di consulenza filosofica, anche evitandogli di sconfinare in attività professionali diverse. Il corso va in altre parole pensato come una sorta di learning by doing con tutoraggio, per il quale l’attività d’aula è un momento indispensabile, ma quasi inutile se non messo costantemente alla prova nella riflessione e nelle attività quotidiane del discente e se non perfezionato e arricchito nel rapporto di ciascun discente con il docente.

Le undici sezioni tematiche

1. Philosophische Praxis, una professione filosofica per filosofi

L’inizio del percorso formativo affronterà in dettaglio alcuni degli aspetti controversi della disciplina, che nelle intenzioni del suo fondatore – Gerd Achenbach – aveva tra le caratteristiche salienti quella di essere esclusivamente “filosofia”, tenendosi lontana da psicoterapie e professioni d’aiuto. Tale carattere è stato spesso dimenticato, cosicché oggi molti sedicenti “consulenti filosofici” rivendicano l’ibridazione della pratica con competenze psicologiche, cosa che ne stravolge prassi e finalità. Cercheremo di analizzare con attenzione il profilo dell’attività professionale che consegue dal suo rimanere solo ed esclusivamente teoresi.

  • La consulenza filosofica come “puro filosofare
  • Dottrine filosofiche versus filosofare: il concetto di filosofia della praxis
  • Socrate e il “non sapere”: il filosofo, come il saggio, non ha idee
  • Finalità e obiettivi: chiarificare, comprendere e render sostenibile il pensiero
  • Dare valore economico alla teoresi
  • Pensiero individuale e pensiero collettivo: esiste la consulenza filosofica di gruppo?
  • Dalla consulenza alle “pratiche filosofiche”
  • Aspetti istituzionali del mondo delle professioni

2. Rapporti di vicinato: filosofia “tradizionale”, psicoanalisi, psicoterapie, professioni d’aiuto

Questa sezione metterà a fuoco i rapporti della pratica professionale con la (troppo) vituperata “filosofia accademica” e con alcune delle molte professioni per certi aspetti affini. Ci baseremo su alcuni studi fondativi della consulenza, su testi filosofici, psicologici e psicoanalitici.

2.1 Rapporti con la filosofia

  • Filosofia e filosofie: dove sta la differenza?
  • Filosofia all’ingrosso e al dettaglio
  • Analitici e continentali: forme versus contenuti
  • Analisi critica e creazione di nuovi pensieri versus applicazione di saperi
  • Epistemologia e metafisica

2.2 Rapporti con psicoanalisi e psicoterapie

  • Stesso target, ben diversi obiettivi, presupposti e prassi
  • Contro la terapia, la cura, la crescita, l’autorealizzazione: il focus è sul pensiero, non sull’“altro”!
  • Antropologie a confronto
  • Temi chiave sempre travisati: altro, relazione, cura
  • Confronti con alcuni tipi di psicoterapie e psicoanalisi
  • Quali prossimità?

2.3 Rapporti con le professioni d’aiuto

  • Perché aiutare non aiuta
  • Il filosofo si occupa di pensieri, non di persone
  • Pensare bene per vivere bene: basi dell’efficacia della pratica

3. Nucleo politico del lavoro filosofico

La filosofia nasce assieme alla democrazia e il suo legame con la politica – nel senso più alto e ampio del termine – è sempre stato strettissimo. Anche la consulenza filosofica ha un nucleo politico, che permette di distinguerla, come è stato fatto, da professioni affini qual sono quelle di aiuto. In questa sezione faremo emergere l’ineludibile aspetto politico della pratica professionale.

  • Filosofia e politica, un nesso indissolubile
  • “Io psicologico” e “io politico”
  • La relazione della consulenza: non con l’ospite, ma con tutti gli uomini
  • Misura e posto del mondo che è giusto per ciascuno
  • La libertà di prendersi le proprie responsabilità

4. Un metodo: l’improvvisazione

Una delle cose maggiormente fraintese e contestate della consulenza filosofica è il rifiuto di un metodo, cosa su cui Achenbach è nettissimo. Se si vuol comprendere a fondo la pratica, è fondamentale capire senso e perché di tale rifiuto. Tuttavia qualcosa di “affine” a un metodo è pensabile sia in filosofia, sia in quella sua forma particolare che è la consulenza filosofica: l’improvvisazione, un approccio aperto e non finalizzato a un obiettivo determinato, che tuttavia può essere d’aiuto al consulente per orientarsi nel proprio agire.

  • Il concetto di metodo. Metodi e metodiche
  • Esiste un metodo della filosofia?
  • Gratuità della filosofia e filosofia come gioco
  • Il caso come fonte della crescita della conoscenza
  • Caso e individuo particolare
  • Accidente e instabilità, condizioni della creatività
  • Identità e riconoscimento da parte della comunità

5. Lavorare con le emozioni

Accusata spesso di essere un lavoro razionalista incapace di tener conto della sfera emotiva dell’uomo, la consulenza filosofica al contrario non può eludere un confronto con le emozioni; anzi, uno dei suoi momenti qualificanti e decisivi è proprio la loro comprensione e il riconoscimento del legame che hanno con principi di valore espliciti o impliciti. Affronteremo qui fondamenti epistemologici e modalità operative di tale lavoro, anche analizzando alcuni significativi casi di studio.

  • “Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce” (B. Pascal), ma la consulenza filosofica sì
  • Corpo e mente: un monismo rigoroso (e inevitabile)
  • Emozioni, ovvero “valori scritti nel corpo” (D. Evans)
  • Né emotivismo, né razionalismo: ma il nostro campo è il pensiero!
  • Prosciugare lo Zuidersee?

6. Il campo etico

L’etica è da sempre uno dei campi sui quali il filosofo consulente rivendica il proprio maggior diritto a operare. Ma il campo etico è scivoloso ed è pericolosamente facile che il filosofo si trasformi da “consulente” in “consigliere”, facendo nient’altro che l’educatore moralista. È perciò importante capire quale ruolo egli possa svolgere in campo etico senza violare la consegna di “non insegnare” e “non applicare teorie”.

  • Etica e metaetica: qual è il senso della morale
  • Comprendere i valori, scegliere un’etica
  • Sostenibilità di un sistema morale
  • Mutamento di valori, mutamento di emozioni

7. Il “processo” della pratica

Una pratica professionale che voglia essere riconosciuta dai cittadini potenzialmente interessati ad essa deve essere identificabile non attraverso dichiarazioni d’intenti, bensì attraverso il proprio specifico processo. Qui studieremo il processo della consulenza filosofica, mostrando l’ineludibilità di alcuni suoi momenti, ma anche la libertà del professionista riguardo al come e al quando effettuarli.

  • Cos’è la “metateoria praticante”
  • Processo versus metodo
  • Esplicitazione degli impliciti e valori fondanti le emozioni
  • Improvvisazione e non linearità
  • Quando una consulenza può dirsi “riuscita”

8. La “vita filosofica”: essenza della pratica e presupposto del professionista

La Lebenskönnerschaft (neologismo coniato da Achenbach e traducibile con “capacità di saper vivere”) è la chiave di volta dell’intera consulenza filosofica. Confusa con la saggezza (quando non sostituita da qualche forma di questa), è invece l’essenza del filosofare tradotta nel vivere quotidiano. Perciò essa deve essere “indossata” dal consulente non solo quando svolge la sua attività professionale (cioè nel dialogo con l’ospite), ma anche e soprattutto nella totalità della sua esistenza. Il consulente filosofico è un Lebenskönner. È questa una delle ragioni per cui la formazione del consulente non può che essere in primo luogo una formazione personale (e perciò personalizzata) di un approccio al mondo.

  • Invece della saggezza
  • Distanza degli “esercizi spirituali” dalla consulenza
  • Il metodo dell’imperfezione
  • La ricerca come stile di vita
  • Capacità di saper vivere e personalità del consulente filosofico
  • Una formazione personalizzata

9. Lavorare con “malati”

Tra i più inveterati (e assurdi) pregiudizi sul consulente filosofico figura quello secondo il quale egli non potrebbe lavorare con i “malati”, in particolare con chi sia affetto da psicopatologie, cioè “folle”. In realtà non solo non c’è nessuna ragione per affermarlo (anche i “malati” pensano e spesso sono più interessanti dei “sani”), ma oggi sappiamo che le attività sperimentali di consulenza nei centri di salute mentale hanno dato esiti eccellenti e apprezzati dagli operatori tradizionali. Cercheremo di capirne le ragioni e anche di comprendere perché così spesso si tenda a escludere che ciò sia possibile.

  • Cos’è la malattia? E cosa la psicopatologia?
  • Follia versus razionalità
  • Follia versus psicopatologia
  • Consulenza filosofica e psichiatria fenomenologica: due cose molto diverse
  • Lavorare con “malati”
  • Un confronto con Basaglia
  • Il consulente filosofico nei Centri di Salute Mentale

10. Lavorare nelle organizzazioni

Il lavoro con le aziende e nel mondo del lavoro è da sempre un totem della pratica professionale: ambito da molti (anche perché potenzialmente ben pagato), ossessivamente respinto da altri (con la scusa che il mondo del business non sarebbe né razionale, né morale). La realtà è che finora non sono molti gli esempi di consulenza nel mondo delle aziende, mentre c’è qualche caso di sedicenti “pratiche filosofiche”. Cercheremo di capire perché e di mettere a fuoco come potersi aprire spazi anche in questo campo.

  • Il filosofo in azienda: realtà e finzione
  • L’importanza della chiarificazione
  • Critica e nucleo politico: un freno alla diffusione?
  • Né servi, né agitatori: una ricerca nella realtà

11. Far conoscere la pratica, promuovere la professione

La consulenza filosofica è geneticamente una professione e, in quanto tale, per esistere deve essere nota e, almeno in certa misura, affermata e redditizia per chi la pratica. Ma perché ciò avvenga è necessario che chi la svolge si faccia conoscere, anche attraverso le forme di promozione tipiche delle economie di mercato in cui viviamo. In questa sezione toccheremo vari aspetti di questa complessa (e un po’ antipatica) materia.

  • Socrate o i sofisti?
  • Quali forme di promozione?
  • Rassegna storica di errori comunicativi

Extra 1. Narrazioni di esperienze

Questa sezione, posta al termine del percorso, in realtà si intreccerà con le altre, alternandovisi, perché è destinata alla narrazione e all’analisi esperienze concrete di consulenza (che è preferibile non definire “casi” per non eccedere nella similitudine con le psicoterapie), tratte dall’esperienza dei docenti e dalla letteratura.

Extra 2. Laboratori pratici

Per laboratorio si intende la sperimentazione di pratica consulenziale, fatta attraverso alcuni modelli messi a punto nel corso degli anni. Tali attività, essenziali per la formazione, possono però essere svolte solo in presenza e saranno l’oggetto quasi esclusivo dei seminari estivi residenziali

 

Cos’è la Consulenza Filosofica